Reinterpretare la memoria

La storia dei capi in Serie Limitata

L'amore è insegnato da un'impronta di memoria
(Emily Dickinson)

Patrizia Marras ci racconta cosa ispira i pezzi unici della Serie Limitata, il progetto di Antonio Marras che dà una nuova vita a capi ricchi di storie mai narrate.

All’origine di ogni lavoro c’è una riflessione del passato, la riflessione sulla memoria e sul tempo; memoria intesa come memoria individuale, collettiva e storica della mia terra; tempo come tempo passato, depositatosi su oggetti e abiti, segno d’identità.

Un capo d’abbigliamento ritrovato in un armadio, oppure un oggetto antico, generano - come la Madeleine nella Recherche di Proust - una catena associativa di idee e di suggestioni. Tutto ciò che sa di ombra, di passato, di vite rubate, negate si ritrovano in un abito dimenticato. Bisogna solo saper leggere, saper ascoltare per poter donare un’altra vita.

Pensare a chi ha indossato quegli abiti, usato quegli oggetti, letto quei libri, chi si è soffermato su quei quadri, chi ha trascorso una vita su quei tavoli o allestito una vetrinetta con i propri preziosi oggetti è importante. Distruggerli, o peggio, dimenticare, sembrerebbe un oltraggio, un sacrilegio: quasi come se cancellassi la presenza di tante esistenze precedenti alla mia.

Reinterpretarli è una maniera per offrire loro un’altra possibilità e, nello stesso tempo, onorare la memoria di chi ha vissuto prima di me, attraverso i suoi effetti personali”.
Dice bene il cantautore Francesco Guccini nella sua canzone Vite:

Mi piace rovistare nei ricordi
di altre persone, inverni o primavere
per perdere o trovare dei raccordi
nell’apparente caos di un rigattiere:
quadri per cui qualcuno è stato in posa,
un cannocchiale che ha guardato un punto,
un mappamondo, due bijou, una rosa,
ciarpame un tempo bello e ora consunto,
pensare chi può averli adoperati,
cercare una risposta alla sciarada
del perché sono stati abbandonati
come un cane lasciato sulla strada.
Oggetti che qualcuno ha forse amato
ora giacciono lì, senza un padrone,
senza funzione, senza storia o stato,
nell’intreccio di caso o di ragione.
Le giacche provengono da un guardaroba maschile, rigoroso, elegantissimo, impeccabile, preservato dall’usura del tempo, incastrato con i tessuti femminili.
Le giacche sono state smontate e rimodellate, i materiali riciclati sono impreziositi da ricami, patchwork e pizzi che arrivano dall’universo femminile.

Si mescolano volumi, forme, fantasie e tessuti. Tessuti che arrivano direttamente dalle sartorie di Saville Row, nei grigi e nei marroni, tagliati da jacquard tappezzeria in devorè e intarsi colorati. Le giacche da uomo in pied de poule e Prince de Galles sono ingentilite da pizzi e gioielli. Frammenti di ricami estrapolati da laboriosi e infiniti lavori femminili e stralci di pizzo Chantilly sono accostati a tessuti tecnici e gessati neri. E stampe di fiori in voile leggerissimo.

Tessuti in apparenza distanti tra loro per un’assurda alchimia si accoppiano, si accordano, raccontano il viaggio. Scomponendosi e ricomponendosi, si fondono. Elementi che arrivano da lontano con elementi delle terre di passaggio e della terra d’arrivo e raccontano storie di trasformazione e di cambiamento.