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Edipo re - Una favola nera

Antonio Marras disegna i costumi di Edipo Re, la classica tragedia di Sofocle, per il nuovo spettacolo in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano, Italia.

Scopri la storia e l'ispirazione dietro i costumi e il loro innumerevole accumulo di pensieri, riferimenti, citazioni inconsce, materiali, accessori e filosofie che vengono da lontano e generano una visione, un'altra.

Edipo Re racconta una storia antica e un assioma noto: non si può trascendere dal proprio destino, non si può dimenticare il passato, non si possono contrastare i voleri degli dei.
Concetti che stanno alla base della poetica di Antonio Marras.

I costumi sono dominati da un innumerevole accumulo di pensieri, di rimandi, di citazioni inconsce, di materiali, di accessori e di filosofie che arrivano da lontano e generano una visione, altra. Una visione che tiene insieme tutti gli elementi e tutte le tensioni realizzando personaggi che si aggirano e abitano in un nuovo medioevo.
Una visione animata da un sentimento pervaso dalla presenza fondamentale della MEMORIA. Memoria collettiva, quella che in sardo si chiama “ su connottu” , il conosciuto, il DNA che fa parte noi , anche malgrado noi.
Antonio Marras è un intimista, un animista.

Ama il vissuto, gli piace pensare che gli oggetti, le cose, gli abiti, i tessuti abbiano un’anima. I costumi hanno un’anima.

Per Antonio Marras, gli abiti sono le parole di un grande vocabolario figurato; si scelgono, si accostano, si combinano magari in modo inconsueto, originale, e diventano segni che comunicano, dicono, narrano.
Sacralità e religiosità sono parole importanti e un po’ fuori luogo in un panorama, quello della moda, dominato dall’effimero e dal desiderio di affascinare, stupire, meravigliare.

In realtà è un mondo complesso e, almeno in origine non privo di sacralità.
In Sardegna si dice “Deus secara e Deus cosiri”, Dio taglia e Dio cuce; la costruzione dell’abito, anticamente, aveva qualcosa di divino. Nel mito e nelle tradizioni popolari il telaio rappresenta l’universo; tessere è creare. Il cosmo è un tessuto creato da un abile tessitore attraverso intrecci e incroci di trama e ordito. Nel lavoro al telaio si ripetono ogni volta religiosamente queste operazioni divine. Queste storie e queste atmosfere fanno parte del mondo marras e vengono inevitabilmente fuori nel suo lavoro.
Nelle combinazioni, la banalità e l’appiattimento sono sconfitti dall’eccentricità e dall’eccesso, dai contrasti, dalle dissonanze che nascono dal piacere di vestirsi, mostrarsi e comunicare che diventa un atto generoso.
Stratificazioni, incrostazioni, sovrapposizioni, inserimenti, intarsi, decori,tessuti, terre, colori, metalli, disegni, patch su elementi pre-esistenti al fine di creare una identità, altra.
Gli abiti sono portatori di frammenti di identità, di storie personali e collettive. Storie da riscrivere, reinventare, raccontare attraverso effimeri indumenti.
Possiamo riconoscere il Mamuthones, maschera arcaica di Mamoiada nel pastore che salva Edipo. Riconosciamo la vestizione sacra di Su Componidore, cavaliere ermafrodita della Sartiglia che prevede il futuro nella scena dell’incoronazione, ma anche l’Oriente, la Spagna, la Scozia, Piero Tosi, Pasolini, la violenza della natura ostile e il sacro e il profano.

Puoi riconoscere il tuo Edipo guardando i costumi di questa Favola nera, vera ed attuale come non mai.